"WHERE TO NEXT?"
“Giada, ma perché gli Stati Uniti?”
Domanda troppo ricorrente che alla fine ha una risposta così
banale. Chi non vorrebbe mai visitare New York, Los Angeles, Boston, Dallas,
vivere come un americano, avere gli armadietti a scuola, le varie squadre sportive,
la macchina a 16 anni o Starbucks sotto casa?
Beh queste sono poche delle tante cose normali che un
teenager americano vive ogni giorno, ma che per noi possono sembrare qualcosa
visto soltanto nei film e che vorremmo vivere almeno una volta nella vita. Non
vedo l’ora di vivere così, di vivermi la vita come un vero e proprio
adolescente americano. Ho sempre pensato che quello fosse il mio vero
desiderio, il luogo e le abitudini che avrei dovuto avere fin da piccola, ma
poi ti ritrovi sulle spalle una scuola come quella italiana, che sembra quasi
volerti sopprimere e farti passare gli anni più brutti della tua vita, nella
fase più bella di essa. Io non discrimino del tutto il nostro sistema
scolastico perché anch’esso ha i suoi pregi, come quello degli altri stati nel
mondo, ma mi crea una certa “voglia” di cambiarlo, sapendo che nel mondo ce ne
possano essere dei migliori e più gradevoli. Vorrei soltanto prendere tutti i
pregi dei vari sistemi scolastici e metterli insieme, per garantire qualcosa di
veramente efficace per la base del cammino di un ragazzo del nostro paese. Non
credo che negli Stati Uniti non si faccia “nulla” a scuola, ma semplicemente
che la cosa sia più adatta a dei ragazzi della nostra età, che non li spinga a
marinare la scuola pur di non stare tra quelle quattro mura con la testa sui
libri senza ricevere un complimento sincero, ma solo rimproveri quando si
sbagli qualcosa.
Ritornando al discorso iniziale, perché ho scelto proprio
gli Stati Uniti?
In realtà come ho detto prima è stata la prima meta che
avevo per la testa e questa è rimasta. Voglio vivere la loro cultura, entrare
nel loro modo di pensare, così aperto e libero sotto certi aspetti, voglio essere
patriottica e amare il “mio” paese come solo loro sanno fare, viaggiare su una
macchina senza una misura normale, perché là tutto sembra così gigante, e
correre su queste strade infinite. Parlare un inglese così “poco inglese”,
usare il loro slang e fare la pausa pranzo con gli amici. Di cose ce ne sono e
so che ne ho ancora tante da scoprire, ma questo sarà tutta una sorpresa, spero
molto gradevole.
Magari alcune delle mie aspettative crolleranno, ma non
importa, spero le cose gradevoli colmeranno ciò che non andrà. Anche se in
realtà non dovrei partire con delle aspettative, ma chi non si fa dei castelli
mentali sul proprio futuro? Diciamo che ci proverò, proverò a partire come se
fossi un foglio bianco, pronto ad essere arricchito.
Gli States sono molto altro, cosa non lo so, sarà tutta una
sorpresa.
Giada
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